Pubblicato da: D&D | luglio 5, 2011

Øksfjord, interludio e Tromsø “by nigth…”

Øksfjord ci mostra altri scorci di quella umanità norvegese sparsa, ma non dimenticata, su coste la cui estensione e le cui distanze tra centri umani non sono apprezzabili dalle nostre cartine e dalle nostre mappe.

Cittadine e porti di pesca disseminati su quella piccola e stretta crosta di terra precariamente poggiata sulla roccia che subito alle spalle delle foreste che lambiscono e circondano le case, si innalza in possenti, aguzze e innevate montagne.

Scendendo e visitando quando possibile queste piccole comunità, non c’è isolamento o distacco o abbandono rintracciabile nei volti degli abitanti e neanche una espressione di voluta e ricercata separazione dai consimili. In quegli occhi c’è la forza e la determinazione di un popolo che da sempre abita e ama tutto il proprio paese, dalla “calda” Oslo alle più remote e inospitali contrade del nord e dell’entroterra. Naturalmente in alcuni il desiderio di cambiare luogo di vita c’è ed esiste un piccolo flusso interno dai piccoli centri a quelli maggiori e da questi alle grandi città del centro-sud del paese, ma più che riguardare gli sperduti avamposti della costa senza fine è un problema per i piccoli insediamenti dell’interno non toccati dal turismo estivo e sciistico invernale.

Il postale su cui viaggiamo, cogli altri 10 della famiglia, svolge un ruolo imprescindibile nei rifornimenti e fondamentale nel collegare ogni comunità della costa con tutta la nazione e con il mondo. La capacità di queste imbarcazioni di navigare con ogni tempo, d’estate e d’inverno, e di garantire la presenza del resto del mondo 2 volte al giorno in decine di porti della costa o di mostrare agli altri il proprio rassicurante profilo che passa all’orizzonte, rende concreta la presenza dell’altro agli abitanti di questi mondi periferici che altrimenti correrebbero il rischio di sentirsi gli ultimi uomini sulla terra -per centinaia di chilometri in ogni direzione i centri abitati della costa nord sono circondati da pochi boschi (se non troppo a nord) e poi montagne, neve, fiordi, roccia e ghiaccio e poi tutto di nuovo e di seguito a perdita d’occhio e di enumerazione…

Noi in nave come ad Hammerfest, abbiamo preso le abitudini locali e nonostante si sia ancora oltre il circolo polare artico di pomeriggio ci gustiamo un dolcissimo gelato locale.

Superando “notti” grigie di nubi, siamo finalmente giunti con cielo limpido a Tromsø: tutte le foto che questa volta della città pubblichiamo sono state scattata tra le 23:01 e l’1:13 del mattino.

E’ già… …un luminosissssimo SOLE di MEZZANOTTE!!!

Semplicemente entrando in porto Tromsø si mostra nel suo irreale (per noi) aspetto di città oltre il circolo polare artico. Notte, piena notte, eppure dovunque sole e luce e gente che si muove per le strade come fosse -la luce è quella- tardo pomeriggio. Molti sicuramente dormiranno protetti dietro pesanti scuri, anzi no perché questi qui non sono ancora stati inventati-portati, ma dietro pesanti tende si. Tanti altri però, colpiti da quella iperattività che conquista e affligge il corpo sottoposto a cicli infiniti di luce naturale, vagano da un locale all’altro, da un mcdonald a un burgerking alla spiaggia senza posa. Altri girano in bicicletta e altri ancora portano tranquillamente a passeggio il cane.

Il sole radente bacia di soppiatto le montagne che circondano il fiordo assumendo quelle tenui e imbarazzate tonalità di un delicato rosa che sono state riprodotte nei migliori quadri dai pittori romantici e mai abbandonate dai loro successori.

Solo il porto dorme nella sua operosità sopita mentre il Sole incendia i vetri delle case.

Noi percorriamo a piedi l’alto ponte che unisce le due sponde e le due parti di Tromsø diretti al suo acme per ammirare lo spettacolo completo degli insediamenti umani, dell’acqua, dei monti e del cielo rischiarati senza posa. Spettacolo che per noi abitanti del sud dell’emisfero ha il fascino del meraviglioso, dell’inconsueto che lambisce il prodigioso, del primordiale che risveglia i legami tra il nostro io comunemente umano e ancestrale e la terra che abitiamo.

Un brivido potrebbe pervaderci al pensiero di nostrani luminosi pomeriggi invernali trasformati qui nel cuore della notte, ma non c’è spazio in quei momenti per queste riflessioni, perché altro prodigioso impulso colpisce i nostri sensi quando, dopo una giornata italianamente calda, la temperatura è precipitata in una giornata norvegianamente fredda.

E’ laborioso far capire al proprio corpo che ricorda i tepori delle ore appena passate perché con tanta luce ed un sole così forte la temperatura sia così bassa da serpeggiare in brividi all’interno dei propri vestiti; ma il Sole è lì solo a sfiorare radente la terra, a illuminarla, ma non scaldarla.

Colmi di gioia per lo spettacolo stupendo che si dipana tutto intorno a noi, non possiamo evitare di immortalarci con gli occhiali da sole a mezzanotte e 25 minuti 😉

Passata da un po’ l’una di notte, quando rientriamo in nave il Sole è ormai già alto sopra la linea dell’orizzont

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