Pubblicato da: D&D | agosto 20, 2011

Trollfjord abbacinante e sbarco numero “tre”: a spasso per le Lofoten – Svolvær, Henningsvaer e Stamsund

Abbiamo
lasciato il Trollfjord in un uggioso lungo tramonto rannuvolato e lo ritroviamo splendente nelle luci intense di un pomeriggio senza nuvole.

Lo strettissimo cul de sac marino è percorso in lungo e veloce largo da un gran numero di motoscafi e piccole imbarcazioni di norvegesi in gita che ci sfrecciano a fianco o che evitano le pur piccole onde che produce il nostro postale. “Vi fotografo!” pare dire la mamma con figlioletti e marito sul motoscafo – “Ti frego io – rispondo – colla mia più potente e più bella!”

Il nostro ingresso è trionfale e il capitano un po’ tronfio, fa valere la nostra stazza.

La corona di vette che innalza il rango dell’insenatura estrema cambia ad ogni sguardo il suo mutevolissimo aspetto; il sole sulla roccia umida riflette e scompone se stesso in prismi di luce, i superstiti nevai sparsi giocano coll’ombra imitando i riflessi solari dal profondo dei fossi.

Noi ci interroghiamo, chi scettica chi caparbio, sulla possibilità di scalare quelle pareti a picco che svettano nel punto più stretto: quale via, quali pericoli, quali vicoli ciechi, quali ripensamenti e ritorni sui propri passi occorrerebbero per arrivare in cima. Chissà un giorno…

Qualcuno è così sorpreso da tanta luce da preparare un dolce alla crema con il proprio volto, poi cascate, maniche corte e sorrisi, la prua rivolta verso le Lofoten.

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Impazientemente Svolvær, finalmente e con gioia. Di nuovo al suolo delle isole, ma questa volta senza foto perché avevamo un “accompagnatore”, sul “nostro” -ma sarà vostro!!! parte un moto dentro di me- accompagnatore Giver (la compagnia con cui -forse non l’unica- siete costretti a prenotare l’Hurtigrute dall’Italia, con prezzi più convenienti che se faceste da soli colla compagnia stessa (????) ) assegnatoci d’ufficio e nostra croce…

Il porto di Svolvær sono veramente 4 case in croce, come si vede dalle foto del nostro primo passaggio, come ti fai a perdere? Come fai a non andare dritto davanti a te per 10m fino ai pullman, ma addentrarti a destra nelle case e nella piazza del pesce? E portandoti dietro una massa di pecore belanti dall’idioma italiano?
Se proprio non sei capace perché almeno non hai seguito Greta! ?

Per fortuna in 3 al pullman ci siamo arrivati -e prima di chiunque altro in generale- dimostrando che qualcuno col cervello c’è (o almeno con un po’ di senso d’orientamento e logica minima), ma di voi che ci stavate dietro e col fiato sul collo dopo 10 minuti e 10m percorsi non si ha più traccia…

Desolatamente abbattuti e anche un po’ in@@*#§ti per il tempo che stiamo perdendo, con la guida italiana locale colle braccia prostrate lungo i fianchi, sono sceso io a recuperarti, te pastore e tutte le scampanellanti pecorelle che ti tiravi dietro, qualcuna delle quali, va detto, ti è venuta appresso per l’ultima volta per una incomprensibile fiducia.

Prima di salutare la città ammiriamo i suoi monti alpinistici e la via più famosa delle isole: il pinnacolo della barba di capra.

I più coraggiosi o sconsiderati, al termine della scalata, saltano da uno dei piccoli torrioni all’altro.

Bacini d’acqua splendenti, monti, boschi, una spiaggia presente solo colla bassa marea gremita gremita in questo rarissimo giorno di caldo solleone e cangianti insenature ci accompagnano ammirati verso uno dei cuori pulsanti di vita dell’arcipelago.

Henningsvaer, la bella Henningsvaer, ci si annuncia di lontano coi suoi stoccafissi disposti in reggimenti di muta attesa e aspettativa.

Siamo molto fortunati, tutta la città è una festa gioiosa a cielo aperto, è Codstock!!!

Musica, birra, festa e grigliate dappertutto. Gente allegra e sorridente ci guarda e si fa guardare. C’è chi balla, chi ascolta, chi mangia e si trastulla. C’è chi ammira, chi fa foto, chi sogna e chi volteggia.

Non solo baldoria però! Una delle più belle pinacoteche che vi possa capitare di vedere in Norvegia è qui e raccoglie, all’interno di un ambiente caldo e  accogliente, in un edificio caratteristico in legno nel centro cittadino, le opere principali dei grandi artisti norvegesi e non, che negli ultimi 200 anni si sono spinti fino a qui per ammirare e dipingere l’ineguagliabile luce che qui bagna montagne e case, che illumina la vita dura e alle volte disgraziata di generazioni di pescatori e delle loro famiglie.

Ogni ambiente organizzato come fosse un piccolo o grande salotto di casa, con divani, abat-jour, comode sedie; purtroppo la galleria è a divieto foto.

Se avete poco tempo saltate il pur -dicono- bel video che mette in carrellata immagini dell’isola e immergetevi negli sguardi dei pittori; concedetevi del tempo per scendere nei loro occhi e attraverso essi rivedere ciò che in parte, se avete guardato fuori dalle finestre o intorno, dovreste aver visto anche voi, scoprendo attoniti e felici che il miracolo di luce e paesaggio e uomini che avete ammirato si ripropone ogni giorno.

In città ci sono degli evidenti problemi di parcheggio se una grande roccia appena inclinata è trasformata dal proprietario della casa sovrastante in un posto auto privato munito di copertura! 🙂

Altri scorci incantati e tanti piccoli rorbuer ci guidano fino alla nostra destinazione di giornata: Stamsund. Arrivati, stanchi dalla movimentata e lunga giornata, torniamo in nave con il cuore più leggero, la memoria colma di sensazioni odori e visioni lofotiane e lo spirito ancorato, di qui in avanti, ad un nuovo porto nel mondo.


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